Omar Mugheddu, orecchini da pirata e parole da grande

1 Maggio 2020

Capelli spettinati e orecchini “da pirata”. Si è presentato così in diretta Instagram Omar Mugheddu. Perché lui è così: aspetto sbarazzino, ma testa da “vecchio”. Se chiudi gli occhi e lo ascolti, non sembra di trovarsi di fronte un fuoriquota. E invece lo è. Omar è l’anello di congiunzione tra Settore Giovanile e Prima Squadra. È il simbolo del Club Milano, perché arrivato subito, ha scritto la storia conquistando da capitano i Regionali con l’Under 17 e incarna la filosofia biancorossi: far crescere i giovani di qualità e condurli nel calcio dei grandi.

Simbolo è una parola grossa, però sono contento di essere qui fin dall’inizio e spero di rimanere ancora per tanto tempo.

Partiamo dalla stagione scorsa: cosa rappresenta per te quel campionato vinto?

È qualcosa di fantastico. Siamo partiti in 3 a inizio anno: eravamo io, Casaburi e Mingrone. Devo dire che ci siamo divertiti per tutto l’anno. Fin dal ritiro abbiamo legato molto. Il mister ci ha dato tanto. Noi giocatori ci credevamo tutti assieme.

Qual è stato il momento decisivo, quello in cui vi siete resi conto delle vostre capacità?

Ricordo bene un episodio. Stavamo per cominciare l’allenamento, quando abbiamo ricevuto la visita nello spogliatoio della proprietà, che ci ha detto: «A fine aprile vogliamo tornare qui e festeggiare il raggiungimento del nostro obiettivo». Lì ci siamo guardati negli occhi e ci siamo convinti, abbiamo preso maggior consapevolezza nei nostri mezzi.

La partita del campionato con l’Atletico CVS è stata molto strana.

Sì, è vero. Non è stato facile, perché non siamo scesi in campo convinti. Poi a fine gara abbiamo dovuto attendere i risultati provenienti dagli altri campi. Sono stati attimi concitati e particolari. Poi abbiamo potuto scatenare la festa. Con un pareggio abbiamo vinto il campionato.

Quanto è stato importante per il tuo percorso di crescita mister Mandelli?

Molto, per me è sicuramente un allenatore significativo. È riuscito a entrare nei cuori di tutti i giocatori. Inoltre, personalmente lo ritengo un amico: so che posso sempre fare affidamento su di lui.

Quest’anno è arrivato il salto tra i grandi: subito la preparazione con la Prima Squadra.

Sono state delle settimane importanti. Ho cominciato a capire come funziona e a conoscere i miei attuali compagni. Mi sono trovato subito benissimo.

Chi ti ha impressionato durante i primi allenamenti?

Mi ha colpito Santo (Luca Santoiemma): era sempre tranquillo, giocava di prima, metteva il pallone dove voleva… Mi ha impressionato anche Oli (Christian Oliveto), che prendeva la palla e saltava tutti.

Hai vissuto la prima amichevole a Locate da spettatore.

Sì, è vero, ma mi ricordo che i ragazzi mi hanno accolto in spogliatoio. Con quel piccolo gesto mi hanno fatto sentire parte del gruppo. Mi sono convinto che dovevo mettercela tutta per stare sempre con loro.

Un gruppo unito in ogni sua parte: la figura del Team Manager Franco Monopoli.

Franco è una leggenda dello spogliatoio. È sempre silenzioso, ma quando parla si fa sentire. È una figura importante che contribuisce a comporre un grande gruppo.

Nella prima parte della stagione hai giocato con l’Under 19. Cosa cambia rispetto alla Prima Squadra?

La differenza sostanziale l’intensità. Inoltre con la Juniores fisicamente mi sentivo a mio agio, mentre in Prima Squadra bisogna combattere fino alla fine ed essere instancabili.

Mugheddu è più mediano o più mezzala?

Con Mandelli l’anno scorso ho imparato a fare la mezzala dopo anni da mediano. Con l’Orcena in prima squadra sono tornato davanti alla difesa. In entrambi i ruoli cerco di metterci del mio.

Che rapporto hai con mister Abbate?

Mi sono accorto fin da subito che è attentissimo ai dettagli.
Ho un buon rapporto con lui. Anche lui ha accolto benissimo e non era scontato: ero l’ultimo arrivato in una situazione complicata per la squadra.

Che rapporto hai con i compagni?

Tutto il gruppo mi ha aiutato e mi aiuta tanto. Mi ricorderò sempre i messaggi di alcuni compagni che mi hanno incoraggiato e fatto sentire parte del gruppo nel post-partita della sfida con l’Orceana. Mi avevano scritto Spinelli (è una bella soddisfazione ricevere un messaggio da un compagno di reparto) e Ruberto.
Anche in allenamento mi aiutano molto. A me fa piacere: accetto tutti i loro consigli.

Cos’è stata quella partita con l’Orceana?

Avevamo bisogno di quella vittoria: loro ci hanno messo in difficoltà. È stata una battaglia fino alle fine. Fortunatamente abbiamo reagito da squadra dopo un inizio difficile.

La rubrica dei ruoli.

Ruberto, attaccante o centrocampista? Attaccante, così c’è più spazio a centrocampo.
Pecchia, mediano o terzino? Lasciamolo terzino.

Chi sono i leader della squadra?

In campo credo lo sia Lella: è quello che si fa sentire di più e con costanza.
Fuori dico al 50 e 50 Costa e Ruberto. Anche Tini è pazzerello e contribuisce ad aumentare l’ignoranza del gruppo.

I Mugheddu sono una famiglia legatissima al Club.

Sì, perché anche mio fratello Cesare gioca al Club, con la maglia dell’Under 15 Regionale. In questo periodo sono fortunato, perché assieme a lui posso giocare a calcio. Il suo futuro? Spero si possa togliere grandi soddisfazioni.

Saluto compagni, mister, staff: mi mancano tutti. Non vedo l’ora di rivederli e di tornare a giocare a calcio!

#ANewClubMilano

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