«Quando me l’hanno detto, ho preso una bella botta. Sono stato chiuso da due giorni, a piangere, pensare». Noi ci siamo presi una notte per metabolizzare la notizia data da Sinisa Mihajlovic. Ha la leucemia. Lo ha detto lui in una conferenza stampa, senza paura. «Le mie non sono lacrime di paura».
Il percorso della nostra reazione passa per queste tre strade.
LA STRADA DELLA COMPASSIONE
Le lacrime di Sinisa sono anche le nostre. Le sue pause sono le nostre.
Il desiderio di stargli vicino è la sensazione più immediata.
La debolezza dell’essere umano che si confessa davanti ai giornalisti e davanti alle telecamere (e quindi al mondo intero) abbatte le barriere tra noi e il mister.
LA STRADA DELL’AMMIRAZIONE
Cerca di sdrammatizzare. Ridendo spiega così la sua malattia: «Ho visto il direttore tecnico Walter Sabatini che stava peggio di tutti. Mi ha rubato la scena e allora ho fatto di tutto per star peggio e riavere l’attenzione».
Non si nasconde, ha il coraggio di esporsi e mostrarsi così com’è.
Ma come fa? Possiamo solo ammirarlo.
LA STRADA DELL’APPRENDIMENTO
In realtà possiamo anche imparare tanto da lui.
Il suo è l’atteggiamento perfetto di uno sportivo. Quante volte ci troviamo di fronte a un ostacolo o un avversario apparentemente insormontabili? Se Sinisa affronta così la leucemia, noi possiamo superare tutto.
«Rispetto la malattia, ma la vincerò guardandola negli occhi, affrontandola a petto in fuori. Dobbiamo giocare per vincere, andare a pressare alti, fare due gol e trionfare. Questa è la tattica che piace a me ed è quella che userò».
E poi quel messaggio ai suoi ragazzi nella call via Skype: «Dovete lavorare con il sorriso».
È questo l’augurio che facciamo ai nostri ragazzi e a tutti coloro che fanno parte della nostra società.
Impariamo tutti da Sinisa!
#ANewClubMilano