Nella terza puntata di Club Milano Instagram Live abbiamo parlato di Settore Giovanile. Lo abbiamo fatto con Valerio Mandelli, tecnico dell’Under 17 Regionale. Col mister abbiamo affrontato tanti temi interessanti, dal passato al presente fino ad arrivare al futuro. Il risultato è stata una chiacchierata onesta di mezzora abbondante.
Come stai mister?
Sto bene. Lavorativamente parlando sono in smart working. Poi faccio i compiti con mia figlia più grande e qualche gioco con la più piccola.
Mister, il rapporto con il tuo gruppo in questo momento è basato sulle video call di Zoom.
Eh sì, mi mancano i ragazzi. Ricordo la data del nostro ultimo incontro: non li vedo dal 22 febbraio, quando poi ci hanno sospeso la gara col Sancolombano. Ci eravamo detti: «Ci vediamo martedì, ma poi non è stato più possibile allenarsi.
La tecnologia ci dà una mano. In questi giorni abbiamo svolto il primo allenamento col prof Fierro. Cerchiamo di stare assieme almeno una volta a settimana, perché non è semplice ritagliare degli spazi nella quotidianità di tutti.
Il Mandelli-giocatore: ce lo racconti?
Ho avuto la fortuna di toccare il calcio che conta facendo le giovanili a Monza. Sono stato allenato da Mario Beretta.
Tra gli adulti, poi, ho trascorso molti anni in categorie interregionali. Credo di aver avuto una carriera bella, soprattutto perché mi ha lasciato molte amicizie. Sono quegli amici che ora ritrovo da allenatori avversari o tra i genitori che mi affidano i loro figli.
Poi è arrivato il Mandelli-allenatore.
Sono partito come scout. Poi, ritrovando un mio vecchio mister, ho cominciato ad allenare con gli esordienti in Alcione. Lì ho conosciuto Roby Lorusso. Poi ho voluto fare il salto nell’Agonistica: sono stato 5 anni a Rozzano, quattro anni con i 2000, con cui abbiamo fatto un bel lavoro, e uno con i 2001.
Da Rozzano all’approdo al Club Milano.
Quando ho scelto di cambiare, mi ha chiamato Roby (Lorusso). Tanti mi hanno dato del pazzo, perché non era da tutti scendere dai Regionali ai Provinciali. Ho voluto mettermi in discussione e ho accettato la sfida.
Sono arrivato il primo giorno e ho trovato una rosa di 3 giocatori. È stato bello fin da subito, perché ho cominciato a cercare e contattare altri giocatori, ha lavorare in prima persona. Ho potuto cambiare il mio approccio.
Il primo anno in biancorosso con i 2002: com’è stato?
Un’annata bella: si è creato subito qualcosa di speciale, fin dal ritiro.
Abbiamo costruito un’ottima struttura, dai giocatori ai dirigenti, passando per i genitori. Su questo tema sono un allenatore atipico: credo che i genitori siano importanti come i ragazzi per ottenere obiettivi importanti.
Pensare che un anno fa stavamo festeggiando la vittoria del campionato, mentre oggi siamo chiusi in casa fa male.
Kemo la punta di diamante di un grande gruppo.
Tutti i ragazzi sono stati importanti nel successo dello scorso anno, ma Kemo per la sua storia merita qualcosa di particolare S’è fatto voler bene da tutti: mi ricordo si fermava dai compagni a dormire il sabato sera per non dover partire prestissimo da Como la domenica mattina.
In generale, poi, era un gruppo di qualità. Lo si è visto anche quest’anno con Under 19 e Prima Squadra. Credo che tutti quei ragazzi avranno opportunità importanti.
Quest’anno i 2003 tra alti e bassi.
Anche qua si tratta di una sfida: stiamo parlando di una squadra ricreata da zero. Ci siamo trovati in testa alla classifica giocando bene, poi abbiamo buttato via punti per episodi come con Fanfulla, Ausonia, Crema in casa. Proprio quella sconfitta col Crema è stata un duro colpo. Da lì abbiamo raccolto 5 punti in sei partite, scivolando addirittura fuori dai Playoff. Secondo me, però, li avremo fatti: ne sono certo per quello che vedevo in settimana. Non so dirti se avremmo preso gli élite, ma di sicuro avremmo partecipato ai Playoff.

Il futuro dei 2003.
Non è semplice non concludere l’ultimo di Settore Giovanile, ma questi ragazzi siano pronti per il calcio dei grandi. Negli ultimi 5/6 mesi hanno fatto grandi passi in avanti dal punto di vista della mentalità.
Teta è il top player che si è preso le prime pagine. Che giocatore è?
Ho cominciato a “tampinarlo” ad agosto 2018 senza successo Poi ci ho riprovato a febbraio.
Sembra timido, ma è determinato: vuole fare il calciatore. Gli ho detto: «Fai un passo indietro: anche se non farai gli élite o i professionisti, con noi potrai crescere gradualmente e bene. Comincerai a fare degli step che ti apriranno opportunità importanti».
Ti racconto questo aneddoto. In ritiro facemmo un test: lui fu il peggiore. Alla prima amichevole, ebbe comunque due occasioni da gol, pur non essendo in condizione. Insomma, è uno che sente e vede la porta come pochi. Destro, sinistro, punizioni, rigori… Peccato per quell’infortunio col Fanfulla, che noi abbiamo sottovalutato.
Ruolo? È una prima punta.
Ha capito il discorso degli step: si prenderà grandi soddisfazioni.
Qual è un tuo rito scaramantico.?
Le caramelle colorate del fisio Calvio. A inizio stagione, ogni volta che ne mangiavo una, facevamo gol. Così siamo arrivati a mangiarne 5/6 a partita. Poi sono finite quelle comprate in montagna durante il ritiro ed è terminato anche l’influsso benefico.
Il rapporto con Roby Lorusso.
Roby mi ha insegnato tanto, mi ha insegnato un metodo, sia per la costruzione degli allenamenti sia per la correzione degli errori. Mi ha fatto piacere che mi abbia richiamato dopo 5 anni di “lontananza”. È uno che di calcio ne sa. Condividiamo molto.
Visto che lo conosci bene, una battuta su Pecchia mediano: sì o no?
L’ho preso io dal Romano Banco. Pecchia per me è un esterno alto e basso, quindi ha il 6 o l’11.
Credo, però, che Alberto (Abbate), adattandolo in mezzo al campo, gli abbia permesso di avere una nuova opportunità, togliendolo da una zona di campo dove aveva tanta concorrenza.
Emanuele rimane un giocatore con un ottimo potenziale: ha grandi doti fisiche e mentali.
Qual è il futuro di Mandelli?
Lo posso svelare, perché non ormai non è più un segreto. Ho un accordo col Club da gennaio. L’anno prossimo terrò la categoria degli Allievi, l’Under 17 Regionale. Ritenteremo l’assalto agli élite. Prenderò un gruppo valido, che già in parte conosco.
Non nascondo che in futuro mi farebbe piacere fare un ulteriore step con i più grandi. Sono in una società che credo, qualora si verificasse l’opportunità, mi darà il giusto spazio.
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